Il disegno del Drago Tarantasio, è riprodotto da Veronica Rovaris, dall’originale del 1640 di Ulisse Aldrovandi, negli scritti di “Serpentum et Draconum Historiae”.
Oggi vi lascio in eredità una storia da raccontare ai vostri figli, che ho scoperto nelle mie ricerche per le province della Città di Bergamo e Milano: la Leggenda del Drago Tarantasio.
Una storia che non tutti conoscono, nemmeno a me è mai stata raccontata ed ha origine durante il Medioevo proprie nelle nostre amate terre.Sotto forma di storia e non di articolo, questa è la storia del Drago Tarantasio da me raccontata, qui sopra potete anche scaricare il disegno da colorare, per i vostri bambini!“
LA FAVOLA DEL DRAGO TARANTASIO”
C’era una volta, nel pieno Medioevo, tra Castelli e Cavalieri, uno specchio d’acqua, o meglio una putrida palude, nella quale i fiumi Adda di Milano e Brembo di Bergamo, sfociavano alla sua pendice.Questo era il Lago Gerundo e si estendeva fino alle terre cremonesi, toccando numerosi paesi e province.
Si narra che dalle carni del condottiero morto, Ezzelino da Romano, nacque un terribile Drago: era lungo, di corporatura importante, con due ali, sei zampe con lunghi artigli, una lunghissima coda che si arrotolava su se stessa e fauci con denti affillatissimi! La corazza era una pelle spessa e verdastra come il colore del lago stesso, una palude si potrebbe dire dal colore delle sue acque. Dimenticavo! Aveva anche un’alito pestilenziale, così puzzolente che nei dintorni se ne sentiva l’odore e pareva diffondesse un’influenza chiamata la Peste Gialla.
Il Drago passava le sue giornate a fracassare con i suoi dentacci, le barche che cercavano di arrivare alla città dell”isolotto: la città di Crema. Di certo qualche barca era riuscita a sfuggire al temibile Drago Tarantasio, in quanto ancora sull’isolotto c’erano dei sopravvissuti! Ma quel che era peggio è che il drago si mangiava le persone e di più i piccoli bambini che si avvicinavano alle sponde del lago per giocare.
“Questo Drago dev’essere sconfitto!” gridarono gli abitanti dei paesi vicini.
Un senza timore, Ulisse Aldrovandi (nato nel 1522/1605), uomo dalla lunga barba e studioso di Animali e Natura, si avvicinò così tanto a Tarantasio, d’averne un gran coraggio, per farne un disegno così da poterlo pubblicare nel suo libro di “Serpenti e Draghi” del 1640!
Fu così che un giorno si decise che il Drago dovesse essere ucciso da un valoroso cavaliere e certo di prodi giovani in armatura ce n’erano molti nelle province di Bergamo e Milano. Ma chi poteva essere così coraggioso per affrontarlo?
Fu così che vennero chiamati San Cristoforo per prosciugare le acque del Lago Gerundo, così che il Drago morisse in assenza di acqua, San Colombano dall’Irlanda arrivò presso la Corte del Re Longobardo Agilulfo che gli disse di affrontare il mostro, e poi ancora il temibile Cavaliere Federico Barbarossa ma il vero eroe fu… per saperlo bisogna continuare a leggere la storia!
Arrivò lungo le sponde del Lago Gerundo un prode e nobile Cavaliere da Milano: il suo nome era Uberto Visconti.
Una spessa armatura in metallo lo avvolgeva, portava un grosso elmo sul capo e nella mano una lunga lancia per colpire il mostro! Si avvicinò alle sponde del lago: una puzza incredibile gli arrivò sotto al naso.
“Dove sei immondo Drago! Esci fuori Tarantasio!” grido a gran voce Uberto.
Nulla si mosse, le acque del lago era ferme e tranquille. A cavallo del suo fidato cavallo il cavaliere cominciò a galoppare lungo le sponde del lago, fino ad arrivare in un luogo dove la natura si era impossessata delle rive: erbacce e i lunghi rami degli alberi si lanciavano nelle acque torbide.
Ad un certo punto senti un odore acre e intenso, tanto cattivo che gli venne da vomitare. Si voltò e gli prese un colpo! L’enorme Drago Tarantasio si stava avvicinando e il suo alito pestilenziale lo precedeva!Era veramente enorme! La sua coda si agitava e il lago anch’esso.
Quando fu in prossimità del Cavaliere Uberto, spalancò le fauci per mangiarlo ma Uberto fu più veloce e astuto. Diede una pacca al suo coraggioso cavallo e gli disse: ” Andiamo incontro a questo mostro, mio fidato amico e tessiamo le nostre Glorie! “. Il cavallo prese la carica e si avvicinò a Tarantasio, Uberto con un potente tiro affondò la lancia nel costato del Drago che spalancò le fauci,urlando dal dolore e mostrando i suoi enormi dentacci che fecerò rabbrividire il Cavaliere.
Un’enorme nube gialla si elevò nell’aria.
Il Drago Tarantasio morì, colpito al cuore e sprofondò nelle acque del lago.Vittorioso Il Cavaliere Uberto Visconti andò nei paesi vicini a raccontare l’accaduto. Gli abitanti non ci credettero finchè il corpo del Drago non venne tirato fuori, con molta fatica, dal lago.
Le ossa vennero divise tra i vari paesi di Bergamo e Milano, tutt’ora conservate in diverse Cappelle tra le quali quella del Monastero di Paladina, in cima alla collina ed una anche a Verona, sotto l’Arco della Costa vicino a Piazza delle Erbe. Il resto del corpo fu seppellito sotto l’isolotto di Achille a destra del ponte sull’Adda a Lodi, di fronte al Ponte Napoleone Bonaparte.
Il Cavaliere Uberto cavalcò poi in tutti i paesi e le province annunciando la vittoria e perchè nessuno si dimenticasse della sua impresa e del Drago Tarantasio, fece scolpire nel suo stemma il mostro con le fauci spalancate mentre mangiava un bambino.Il Cavaliere Uberto Visconti fu festeggiato a lungo da tutti gli abitanti e glorioso tornò a Milano con il suo fidato amico cavallo! Per sempre nei secoli fu ricordato!
FINE.
Scarica qui il disegno del Drago
Curiosità
Lo stemma dei Visconti è ricorrente a Milano e nei vari possedimenti e castelli anche a Bergamo, si può vedere anche il drago sulle fontane nei parchi, o scolpito sui portali delle case. Resta anche un paese chiamato Taranta ( dal nome del drago Tarantasio) in zona Cassano D’adda, e le sue vie “della Bissa” ricordano il perfido biscione del Lago Gerundo.
Mentre a Calvenzano fu eretto un muro alto più di tre metri per proteggersi dal mostro e nel punto più basso del fiume che fiancheggia il Castello, si può riconoscere il punto più basso del Lago Gerundo.
La leggenda ha per certo numerose fonti veritiere che fanno pensare che un mostro in effetti esisteva: con probabilità un coccodrillo importato dalle terre esotiche, nonchè uno storione, un pesce, di enormi dimensioni tanto da essere scambiato per un serpentone pericoloso.
Per quanto riguarda il Lago Gerundo pare che in realtà fosse una zona paludosa, dal cattivo odore proprio per le acque malsane.
Se voleste approfondire è possibile consultare il libro del 1640, del naturalista e botanico “ULISSE ALDROVANDI” in Wikipedia (in Scritti, SERPENTUM ET DRACONUM HISTORIAE) per gentile concessione della Biblioteca di Bologna, città natale dello stesso.
Il Disegno e la Storia, qui sopra pubblicati, sono di Veronica Rovaris, messi a disposizione gratuitamente, è comunque vietata la riproduzione al fine di lucro.
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